
Troy Bayliss
Vincere tanto e per tanti anni è il sogno di qualsiasi pilota, ma entrare nel cuore dei tifosi indipendentemente dal numero di allori può essere considerato un successo ancora più grande. Può vantare questo traguardo Troy Bayliss: non il pilota più vincente nella storia della Ducati, ma universalmente riconosciuto come il beniamino dei tifosi della casa di Borgo Panigale (certamente delle ultime generazioni). Andiamo dunque a ripercorrere la carriera del pilota australiano.
Gli inizi
Nato il 30 marzo 1969 a Taree, in Australia, fin da piccolo inizia a mostrare una passione e un talento per le due ruote. Già a 10 anni inizia a coltivare il sogno di diventare un pilota professionista, dividendosi tra motocross e dirt track. Un sogno però che però la sua famiglia, per questioni economiche, non riesce a sostenere. Troy deve dunque abbandonare – almeno momentaneamente – la sua carriera sulle due ruote e, finiti gli studi, inizia a lavorare come apprendista carrozziere presso l’officina meccanica del paese: da qui il soprannome di “Carrozziere”.
Il richiamo delle moto, però, è troppo forte per metterlo da parte. Nel 1992, a 23 anni, riesce finalmente a ritornare nel mondo dei motori iscrivendosi al campionato 250SP australiano con una Kawasaki KR-1, e a passare nella classe 600 l'anno successivo. Il 1993 è un anno in cui fa anche un altro grande passo, sposando Kim che sarà la sua inseparabile compagna di vita.
Nel 1994 partecipa alla sua seconda stagione del campionato aussie 600 dove si classifica sesto, migliorando l'anno successivo quando sale al secondo posto. Risultati ottenuti con sacrificio e guidando una moto acquistata “con i risparmi miei e di mia moglie”, dichiarerà tempo dopo. Il 1996 è un’altra annata positiva, con il passaggio alla Kawasaki per correre il campionato nazionale Superbike chiudere al terzo posto.
Ducati e Superbike: i grandi amori su due rote di Bayliss
Il 1997 sembra poter essere l’anno della svolta per Bayliss, ingaggiato dalla Suzuki per correre come wild card la tappa del Mondiale Superbike a Philip Island. Il pilota australiano risponde presente, chiudendo con un buon quinto posto entrambe le gare. Evidentemente l’aria di casa gli porta bene: a fine anno, viene infatti chiamato dalla Suzuki per disputare il gran premio d’Australia in sella ad una 250 al posto dell’infortunato Noriyasu Numata. Nonostante questi buoni risultati, non trova un team nel Motomondiale per il 1998. A 29 anni viene considerato già “vecchio”, ma grazie ai suoi risultati riesce a smentire giudizi affrettati. Il team Ducati GSE lo chiama per disputare il campionato britannico Superbike: dopo un sesto posto nell’annata d’esordio, trionfa nella stagione 1999.
L’affermazione nel Regno Unito porta la Ducati a puntare sul pilota australiano, dirottandolo inizialmente nel campionato AMA Superbike con il team Vance & Hine. L’inizio è promettente, con una pole position nella gara d’esordio. Bayliss sembra essere destinato a giocarsi le sue carte in questa competizione ma, nel corso del 2000, avviene un episodio che gira definitivamente la sua carriera. Sul circuito di Philip Island, un infortunio capitato a Carl Fogarty – 4 volte campione del mondo e pilota di punta del team ufficiale Ducati Infostrada – costringe il pilota al ritiro dalla scena. Al suo posto, per proseguire quella stagione nel mondiale Superbike, viene chiamato proprio Bayliss. L’esordio è da dimenticare perché non finisce neanche la corsa, ma si riscatta successivamente conquistando 2 vittorie – nei gran premi di Germania e d’Europa –e terminando con un buon sesto posto finale.
Così sboccia definitivamente la storia d’amore tra Troy e la Ducati. Il 2001 è il suo anno: nel Mondiale Superbike, in un crescendo di risultati positivi, chiude con il suo primo alloro in questa categoria vincendo il duello con lo statunitense Colin Edwards. Confermarsi è sempre più difficile di vincere, cosa che Bayliss prova sulla sua pelle. Il 2002 inizia in modo straordinario per il pilota di Taree, con 14 successi nelle prime 18 gare. Edwards, però, è assetato di vendetta e gli sta sempre attaccato, infilando una serie di vittorie nel finale di stagione che lo conduce al titolo mondiale.
Con il 2002 si chiude la prima esperienza in Superbike di Bayliss che, sempre in sella alla Ducati, passa in MotoGP con Loris Capirossi come compagno di squadra. La prima stagione nella nuova classe vede l’australiano arrivare 3 volte terzo e terminare in graduatoria in sesta posizione. Una buona annata d’esordio, alla quale ne seguono 2 deludenti alla guida prima della Ducati e poi della Honda. Niente da fare: la MotoGP non è il terreno adatto a Bayliss, che in Superbike ha anche una rivincita da prendersi.
Il ritorno dal suo “primo amore” si concretizza come meglio non potrebbe. Guidando ovviamente una Ducati, Bayliss non lascia scampo agli avversari. Il Mondiale è suo con 431 punti, 95 in più rispetto al primo rivale James Toseland. I tifosi della Ducati tornano dunque a sognare, venendo poi ripagati per il loro affetto anche con un altro Mondiale vinto da Bayliss nel 2008 (il terzo e ultimo della sua carriera).
Uscita di scena in grande stile
Ritiratosi dopo il 2008, mette in atto un breve ritorno nel 2015 per sostituire l’infortunato Davide Giugliano. I 15 punti raccolti in 4 gare gli valgono l’ultima soddisfazione regalata a sé stesso e alla gente della Ducati: all'età di 45 anni, 10 mesi e 8 giorni, diviene il secondo pilota più anziano a marcare punti nel mondiale Superbike (il primato è ancora detenuto da Frantisek Mrazek, capace di realizzare punti al GP del Canada del 1991 all'età di 55 anni e 25 giorni).
