
Le due ruote hanno avuto – tra i tanti – un re che ha tiranneggiato in Superbike e fatto innamorare il pubblico inglese, ma soprattutto la grande famiglia della Ducati. Parliamo di Carl Fogarty, tra i campioni più amati nella storia della scuderia di Borgo Panigale. Andiamo a ripercorrere la carriera del pilota nato a Blackburn, che ha dovuto faticare e non poco per raggiungere le vette tanto agognate ed essere considerato uno dei migliori della sua generazione.
Gli inizi
Cresciuto con il soprannome di “Foggy”, ci metterà un po’ per meritarsi l’altro e decisamente più lusinghiero nomignolo: “The King”. C’è da dire, comunque, che fin dall’inizio la sua carriera è stata promettente. Esordisce nel 1986 nella classe 250, togliendosi però le sue prime soddisfazioni ai campionati del Mondo TT F1. Vince infatti le ultime 3 edizioni di questa competizione motoristica, iniziata nel 1977 e con una grande tradizione di piloti britannici (solo 2 vincitori, nei 13 anni di vita del Mondiale, non erano del Regno Unito: l’australiano Graeme Crosby e l’italiano Virginio Ferrari).
Il 1990 è un anno molto impegnativo per Fogarty, che non si “limita” a vincere per la terza volta consecutiva il Mondiale TT F1, ma partecipa anche a delle gare della classe 500 (sesto in Svezia, decimo in Repubblica Ceca e ottavo in Ungheria). E del Mondiale Superbike (due sesti posti in Gran Bretagna, un ottavo in Francia e un quattordicesimo in Spagna). Questa categoria fa scattare in lui una scintilla particolare: dopo aver vinto il Mondiale Endurance nel 1992, in coppia con Terry Rymer e in sella alla Kawasaki, inizierà a fare della Superbike la sua – come si direbbe oggi – comfort zone.
I 4 Mondiali in Superbike con la Ducati: nasce il mito di “The King”
Dopo anni di sperimentazioni sul piano di competizioni a cui ha partecipato e moto guidate, sceglie dunque di dedicare tutto sé stesso alla Superbike. Una scelta importante, celebrata con un matrimonio suggestivo ovvero con la Ducati (reduce da 3 allori in questo Mondiale nelle prime 6 edizioni). In occasione del suo primo Mondiale in sella alla “rossa”, nel 1992, Fogarty si limita ad imparare dai più grandi. In classifica termina al nono posto, ma si toglie comunque la soddisfazione di vincere il suo primo gran premio (a casa sua, nel Regno Unito). È comunque un anno di grande soddisfazione per la Ducati che piazza nei primi 4 ben 3 piloti (tra cui il vincitore, ovvero l’americano Doug Polen).
Dopo l’apprendistato, nel 1993 arriva il momento di fare sul serio. L’inizio in Irlanda è disastroso per Fogarty, ma poi prende coraggio e inizia un duello all’ultimo sangue con l’americano Scott Russell (in sella alla Kawasaki) per la conquista del Mondiale. Il doppio successo ottenuto in Spagna mette le ali al pilota di Blackburn, che poi dà il meglio di sé vincendo ben 5 gare consecutive tra Svezia, Stati Uniti e Giappone. Il sogno del primo Mondiale Superbike, però, s’infrange proprio sul più bello: i ritiri in Regno Unito e Portogallo sono fatali a Fogarty che, pur vincendo l’ultima corsa sempre in terra lusitana, termina secondo alle spalle di Russell con 29 punti di svantaggio.
Una grossa delusione, dunque, ma l’appuntamento con il primo alloro in questo campionato è solo rimandato. Nel 1994, infatti, Fogarty si prende una bella rivincita su Russell e inverte le posizioni finali dell’anno precedente. I 10 primi posti totalizzati gli valgono il trono della Superbike. Evidentemente, una postazione in cui un re come Fogarty si trova a meraviglia. Già, perché nel 1995 riesce a confermarsi: in sella alla sua Ducati 916, stavolta duella con il compagno di scuderia Troy Corser ma il risultato non cambia rispetto all’anno precedente. Anzi, il distacco sul secondo è ancora più netto: 478 i punti totalizzati, contro i 339 dell’australiano.
Dopo questa fantastica doppietta, gli avversari di Fogarty iniziano ad attrezzarsi al meglio per mettere la parola fine alla sua egemonia. Il 1996 e il 1997, infatti, sono anni transitori per l’inglese, che termina rispettivamente quarto e secondo in classifica vedendo trionfare prima Corser e poi John Kocinski sulla Honda. È dunque iniziata la parabola discendente di Foggy? I risultati delle 2 stagioni successive dicono ben altro. Fogarty, infatti, aggiunge altri 2 Mondiali al suo palmares diventando per anni il più vincente in assoluto in questa categoria (venendo superato da Jonathan Rea nel 2019). Se quello del 1998 è stato un Mondiale tiratissimo, vinto sul filo di lana contro la Honda di Aaron Slight, nel 1999 Fogarty tocca il suo apice assoluto: 489 punti finali (record personale) e 128 di vantaggio su Colin Edwards secondo in classifica. Difficile chiedere di più alla sua carriera.
L’infortunio e la fine di una carriera luminosa
Il Mondiale del 2000 comincia per Fogarty con i migliori propositi, volendo difendere i 2 titoli conquistati nei 2 anni precedenti. Dopo 2 podi nelle prime 3 gare, in occasione del gran premio d’Australia l’inglese – nel tentativo di rimontare da una cattiva partenza – urta accidentalmente il pilota austriaco Robert Ulm e, complice anche la pista umida, cade rovinosamente fratturandosi l'omero del braccio sinistro. I mesi successivi sono fatti di numerosi tentativi di tornare a correre entro la fine del Mondiale, purtroppo non andati a buon fine. A fine anno, dunque, lascia da vera e propria leggenda della Ducati. 4 titoli mondiali e 59 gare vinte: numeri che in pochi sulle due ruote, nella storia della casa di Borgo Panigale e non solo, possono vantare.
