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Alvaro Bautista: il campione Ducati che ha riscritto la storia della Superbike

La leggenda della Ducati è stata forgiata grazie alle imprese di tantissimi piloti, provenienti da vari paesi del mondo e capaci di eccellere in tutte le categorie delle due ruote. Fa parte di questa élite anche Alvaro Bautista che, dopo degli ottimi inizi in 125, ha avuto bisogno di passare alla Superbike (come il connazionale Carlos Checa prima di lui, sempre in Ducati) per dare il meglio di sé. Ripercorriamo dunque la carriera dello spagnolo.

Gli anni in 125 e il primo Mondiale

Nato a Talavera de la Reina il 21 novembre 1984, Bautista inizia la sua carriera sulle due ruote nel 2002. In occasione del Mondiale 125 di quell’anno, disputa 2 gare in sella ad un’Aprilia come wildcard. Nonostante collezioni un venticinquesimo posto e un ritiro, l’anno successivo ha la possibilità di partecipare fin dal principio alla rassegna iridata. Su di lui punta il team Seedorf Racing, con compagno di squadra Christopher Martin. Come exploit migliore ottiene un quarto posto in Australia, chiudendo la stagione con la ventesima posizione a quota 31 punti.

Si tratta di un Mondiale di formazione per il pilota spagnolo, che nei due anni successivi mostra dei miglioramenti. Più positivo il 2004, conquistando 3 terzi posti nelle ultime 4 gare stagionali: piazzamenti che gli valgono la settima posizione finale in graduatoria. Dopo anni di apprendistato, è arrivato però il momento di fare sul serio. Il 2006 è infatti il migliore anno della prima parte della sua carriera: confermato in Aprilia, dà subito un chiaro messaggio agli avversari vincendo i primi 2 gran premi in Spagna e Qatar.

Il Mondiale 125 di quell’anno è una faccenda quasi interamente interna all’Aprila. Dei primi 5 classificati, infatti, solo il finlandese Mika Kallio – in sella ad una KTM – è di un’altra scuderia. Non c’è scampo però né per lui né per i compagni di squadra di Bautista (Hector Faubel, Mattia Pasini e Sergio Gadea): lo spagnolo guida come mai aveva fatto in carriera e, con 8 gare vinte e 338 punti conquistati, si laurea campione del mondo.

250 e 500, tra titoli sfiorati e annate amare

Dopo il trionfo in 125, nel 2007 Bautista decide di salire di grado e passare alla 250. Cambia la classe ma non la scuderia, visto che prosegue il matrimonio con l’Aprilia. Nel Mondiale d’esordio in questa nuova categoria fa una buona figura, conquistando la prima vittoria in Portogallo e chiudendo al quarto posto. In cima alla classifica figura un suo connazionale che farà strada: Jorge Lorenzo.

L’anno successivo può essere quello buono per vincere anche in 250. Con la sua Aprilia bissa il successo in Portogallo dell’anno precedente e vince anche in Olanda, San Marino e Malesia. A trionfare però è un giovane e sfortunatissimo pilota italiano, in sella ad una Gilera: Marco Simoncelli. Dopo un altro quarto posto, decide che è arrivato il momento di tentare l’avventura in MotoGP.

I primi due anni sono in Suzuki e si chiudono con altrettanti tredicesimi posti. Con la Honda migliora le sue prestazioni, terminando le prime due stagioni in quinta e sesta posizione. In seguito, però, dà la sensazione di non riuscire a performare come nelle altre due classi motoristiche. L’unica nota lieta, come dirà la storia, è il passaggio in Ducati avvenuto nel 2017.

Il passaggio alla Superbike: l’epoca ‘prime’ di Bautista

Come altri piloti che prima di lui non avevano fatto molto bene in MotoGP, nel 2019 decide di passare in Superbike. Con una Ducati Panigale V4 R del team Aruba.it Racing, ha un inizio di campionato letteralmente straordinario. Tra Australia, Thailandia, Catalogna e Olanda, fa en plein di vittorie. Un suo calo nella seconda parte di stagione, però, coincide con l’esplosione del britannico Jonathan Rea che alla fine sale sul trono della Superbike.

Forse per la delusione dovuta al titolo solo sfiorato, nel 2020 passa alla Honda ma vive due anni da attore non protagonista. Con la Ducati deve finire un lavoro interrotto troppo frettolosamente e infatti, nel 2022, torna nella casa di Borgo Panigale. Nonostante la presenza del suo vecchio rivale Rea, al quale si aggiunge quella del pilota turco Toprak Razgatlıoğlu, Bautista riesce ad evitare gli alti e bassi del 2019 e alla fine conquista il suo primo Mondiale in Superbike e secondo della carriera.

Vincere è difficile e confermarsi lo è ancora di più? Evidentemente lo spagnolo non la pensa così. Se nel 2022 il Mondiale è stato per lunghi tratti combattuto, nel 2023 Bautista recita sostanzialmente uno straordinario monologo. Lascia il primo posto ad altri piloti solo in 9 occasioni, mentre per il resto il gradino più alto del podio è casa sua. Chiude con la stratosferica quota di 628 punti, 106 in più rispetto a Razgatlıoğlu (ancora una volta secondo).

L’anno successivo, invece, è il pilota turco a trionfare prendendosi così una bella rivincita. Bautista termina terzo, non avendo però ancora la minima intenzione di appendere il casco al chiodo. Nel Motomondiale attualmente in corso, deve fronteggiare il solito Razgatlıoğlu e tanti altri piloti giovani e con fame di vittorie. Sottovalutare l’esperto iberico, però, sarebbe un errore.

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